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Perché l'agricoltura
Giovanni Cianti, 12 Agosto 2009
     

Tutte le ipotesi
Molte ipotesi sono state fatte sui motivi che spinsero gli antichi cacciatori, animali felici in armonia con la natura e l’ambiente a divenire agricoltori. Nessuna di queste è pienamente convincente e fornisce il motivo per cui da una vita facile e serena si passò ad una esistenza di miseria e sofferenza. Come più volte si è sottolineato la vita degli umani nella preistoria era paragonabile a quella dei grandi felini che vediamo nei documentari naturalistici sull’Africa. Battute di caccia brevi e cruente mentre le femmine raccoglievano bacche e radici, cibo gustoso e ricco di sostanza e poi grande quantità di tempo libero per riposare, oziare, curare i cuccioli. Tutti i ritrovamenti archeologici ci dicono che i cacciatori – raccoglitori erano più alti, forti, sani e longevi degli agricoltori che sarebbero venuti successivamente. Certo, con la caccia l’uomo sceglieva la strategia per procurarsi il cibo - tempo ed energie da investire - ma non ne poteva determinare la quantità che dipendeva dall’ambiente. Con l’agricoltura diviene padrone dell’ambiente e decide la quantità del cibo pagandone però un duro prezzo in termini di tempo e di energie. Cessa così di essere animale felice. Avere cibo in abbondanza poteva essere il motivo della scelta? Assolutamente no, sarebbe stato più razionale semmai divenire allevatore, come in parte è stato, avrebbe avuto disponibilità abbondante e continua di cibo senza fatica insieme a pelli per coprirsi, con ossa e tendini per i suoi utensili. Allora perché quella scelta? E soprattutto fu una scelta? Si sono formulate varie ipotesi. Secondo alcuni[1]i cambiamenti climatici conseguenti alle ultime glaciazioni favorirono lo sviluppo massivo di graminacee che indusse gli uomini a nutrirsene, ma questa tesi non tiene conto del fatto che l’agricoltura sorse in ogni clima e già da 200.000 anni  l’uomo conosceva e occasionalmente si nutriva dei semi di queste erbe. Secondo altri la rivoluzione dipese dall’estinzione delle grandi prede come i mammouth ad esempio e dall’incremento demografico. Non ci sono però segni di carestie nel tardo Paleolitico e l’incremento della popolazione fu successivo e conseguente all’agricoltura. Altri ancora ipotizzano la nascita di nuovi bisogni come quello della proprietà dei beni o il desiderio di un più elevato status sociale. Ma i preistorici avevano già monili e ornamenti di ogni genere e la gerarchizzazione sociale fu di nuovo una conseguenza non la causa dell’agricoltura. Più convincente appare la prospettiva biologica teorizzata da Wadley e Martin[2]se non altro perché spiega l’accettazione delle tristi condizione dell’agricoltore. La presenza nel frumento di esorfine, sostanze oppiacee, analgesiche, ansiolitiche e gratificanti in grado di modificare il tono dell’umore sarebbe servita a mitigare il drastico cambiamento. Le esorfine danno assuefazione e provocano crisi di astinenza, ma la quantità presente nei cereali non comprometteva il lavoro mentre ne compensavano le frustrazioni. Sicuramente fu arduo per l’uomo, come d’altronde lo è adesso, accettare la promiscuità degli insediamenti, la fatica spesa a beneficio di estranei non consanguinei e la subordinazione imposta. Gli autori stessi prospettando questa ipotesi sottolineano come essa non spieghi il passaggio epocale, ma sia comunque funzionale alla sua comprensione.

Gli specialisti non - food

Esiste però una conseguenza dell’agricoltura – evidente da subito in tutto il pianeta - che potrebbe esserne la vera motivazione. Si tratta della comparsa di specialisti liberi dall’incombenza di procurare il cibo
[3]. Se la caccia infatti vedeva ogni membro della comunità impegnato nella predazione, l’agricoltura con il suo surplus alimentare – facilmente conservabile! - poteva permettersi di mantenere individui liberi dagli affanni della sopravvivenza, per impegnarli in altri ruoli. Non solo artigiani, preti, soldati e burocrati ma anche e soprattutto menti, cervelli liberi di speculare, scoprire, inventare. Secondo Weisdorf il
passaggio all’agricoltura fu subìto con giustificata riluttanza. Si trattò di un cambiamento voluto per creare appunto gli specialisti non - food che avrebbero dato inizio alla civiltà. Da subito infatti la stagnazione durata milioni di anni divenne rapidissimo sviluppo economico, sociale e culturale. Ma i più, come sostengono Wadley e Martin, ebbero in cambio solo il sollievo delle esorfine di cui i cereali sono ricchi, cioè droga per sopportare lo scempio. Weisdorf esclude per questo processo interventi dall’esterno ma l’interrogativo rimane. Se non ci sono state influenze esterne come mai l’agricoltura è nata contemporaneamente e con gli stessi criteri in ogni parte del mondo, da gruppi di umani che non avevano mai avuto alcun contatto tra loro? E’ la storia già sentita per le piramidi che al momento non vede risposta. La nostra ipotesi invece evidenzia l’uomo  costretto dall’esterno a divenire agricoltore, obbligato a nutrirsi di semi d’erba perché mai l’avrebbe fatto di sua spontanea volontà. In ogni parte della Terra, nello stesso, identico modo, nello stesso identico periodo. Questo assunto suscita ovviamente due domande:

1.      perché è stato costretto?

2.      da chi è stato costretto?

La risposta alla prima domanda l’abbiamo già data e ci viene confermata dalla Bibbia:(9)…il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. (16) Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, (17) ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti".GENESI,2
(1) Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?"(2) Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, (3) ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". (4) Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! (5) Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (6) Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. (7) Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture…(
17) All'uomo (Dio) disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. (18) Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. [19] Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". GENESI,3
Il frutto dell’albero della conoscenza è ovviamente la civiltà, desiderabile per acquistare saggezza mentre coprire le nudità equivale ad abbandonare la vita secondo natura.
Gli uomini sono stati costretti a divenire agricoltori perché solo così sarebbe nata la civiltà. Per rispondere alla seconda domanda invece dobbiamo scoprire chi era il serpente che si badi bene – sempre secondo la Bibbia – non sarebbe una figura metafisica, il male oppure il demonio, bensì molto più prosaicamente “la più astuta delle bestie selvatiche…”
 

GC

 


 

LA MEZZALUNA FERTILE
Questa definizione coniata dall’archeologo
James H. Breasted della Chicago University, indica una regione storica del Medio Oriente che include l’Antico Egitto, le coste orientali del Mediterraneo, la Turchia e la Mesopotamia. Viene  definita anche “culla della civiltà” per la straordinaria importanza che ebbe nell’età del bronzo e in quella successiva del ferro. Nelle valli dei suoi grandi fiumi, il Nilo, il Tigri e l’Eufrate si svilupparono le prime città agricole e le prime grandi nazioni. Già abitata da popolazioni antecedenti ai sapiens sapiens accolse i primi insediamenti  umani del periodo pre-ceramico e vide la nascita della scrittura.

 

LA CONFERMA DELLA BIBBIA

La Bibbia - Biblia, i Libri – preceduta da una lunga tradizione orale, è stata composta nell’arco di un millennio. Superando il luogo comune che ne fa esclusivamente un libro religioso, si scopre che raccoglie tutto il sapere antico a partire dagli albori della civiltà. La Bibbia è storia, scienza, legge e nel Vecchio Testamento descrive, con precisione e scientificità, i fenomeni e gli avvenimenti trascorsi dalla nascita dell’universo fino alla nascita di Cristo. Riscontri logici e ritrovamenti archeologici ce ne danno continue conferme.

 

 

 

 

[1] www.primal seeds.org AGRICULTURE (2007)

 

[2] G.Wadley, A.Martin THE ORIGINS OF AGRICULTURE? A BIOLOGICAL PERSPECTIVE AND A NEW HYPOTESIS Australians Biologist 6: 96-105 June 1993

 

[3] J.Weisdorf STONE AGE ECONOMICS: THE ORIGINS OF AGRICULTURE AND THE EMERGENCE OF NON-FOOD SPECIALISTS Discussion papers Institute of Economics University of Copenhagen, 2007