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						Tutte 
						le ipotesiMolte ipotesi sono state fatte sui motivi che spinsero 
						gli antichi cacciatori, animali felici in armonia con la 
						natura e l’ambiente a divenire agricoltori. Nessuna di 
						queste è pienamente convincente e fornisce il motivo per 
						cui da una vita facile e serena si passò ad una 
						esistenza di miseria e sofferenza. Come più volte si è 
						sottolineato la vita degli umani nella preistoria era 
						paragonabile a quella dei grandi felini che vediamo nei 
						documentari naturalistici sull’Africa. Battute di caccia 
						brevi e cruente mentre le femmine raccoglievano bacche e 
						radici, cibo gustoso e ricco di sostanza e poi grande 
						quantità di tempo libero per riposare, oziare, curare i 
						cuccioli. Tutti i ritrovamenti archeologici ci dicono 
						che i cacciatori – raccoglitori erano più alti, forti, 
						sani e longevi degli agricoltori che sarebbero venuti 
						successivamente. Certo, con la caccia l’uomo sceglieva 
						la strategia per procurarsi il cibo - tempo ed energie 
						da investire - ma non ne poteva determinare la quantità 
						che dipendeva dall’ambiente. Con l’agricoltura diviene 
						padrone dell’ambiente e decide la quantità del cibo 
						pagandone però un duro prezzo in termini di tempo e di 
						energie. Cessa così di essere animale felice. Avere cibo 
						in abbondanza poteva essere il motivo della scelta? 
						Assolutamente no, sarebbe stato più razionale semmai 
						divenire allevatore, come in parte è stato, avrebbe 
						avuto disponibilità abbondante e continua di cibo senza 
						fatica insieme a pelli per coprirsi, con ossa e tendini 
						per i suoi utensili. Allora perché quella scelta? E 
						soprattutto fu una scelta? Si sono formulate varie 
						ipotesi. Secondo alcunii 
						cambiamenti climatici conseguenti alle ultime 
						glaciazioni favorirono lo sviluppo massivo di graminacee 
						che indusse gli uomini a nutrirsene, ma questa tesi non 
						tiene conto del fatto che l’agricoltura sorse in ogni 
						clima e già da 200.000 anni  l’uomo conosceva e 
						occasionalmente si nutriva dei semi di queste erbe. 
						Secondo altri la rivoluzione dipese dall’estinzione 
						delle grandi prede come i mammouth ad esempio e 
						dall’incremento demografico. Non ci sono però segni di 
						carestie nel tardo Paleolitico e l’incremento della 
						popolazione fu successivo e conseguente all’agricoltura. 
						Altri ancora ipotizzano la nascita di nuovi bisogni come 
						quello della proprietà dei beni o il desiderio di un più 
						elevato status sociale. Ma i preistorici avevano 
						già monili e ornamenti di ogni genere e la 
						gerarchizzazione sociale fu di nuovo una conseguenza non 
						la causa dell’agricoltura. Più convincente appare la 
						prospettiva biologica teorizzata da Wadley e Martinse 
						non altro perché spiega l’accettazione delle tristi 
						condizione dell’agricoltore. La presenza nel frumento di
						esorfine, sostanze oppiacee, analgesiche, 
						ansiolitiche e gratificanti in grado di modificare il 
						tono dell’umore sarebbe servita a mitigare il drastico 
						cambiamento. Le esorfine danno assuefazione e provocano 
						crisi di astinenza, ma la quantità presente nei cereali 
						non comprometteva il lavoro mentre ne compensavano le 
						frustrazioni. Sicuramente fu arduo per l’uomo, come 
						d’altronde lo è adesso, accettare la promiscuità degli 
						insediamenti, la fatica spesa a beneficio di estranei 
						non consanguinei e la subordinazione imposta. Gli autori 
						stessi prospettando questa ipotesi sottolineano come 
						essa non spieghi il passaggio epocale, ma sia comunque 
						funzionale alla sua comprensione.
 Gli specialisti non - food
 Esiste però una conseguenza dell’agricoltura – evidente 
						da subito in tutto il pianeta - che potrebbe esserne la 
						vera motivazione. Si tratta della comparsa di 
						specialisti liberi dall’incombenza di procurare il cibo. 
						Se la caccia infatti vedeva ogni membro della comunità 
						impegnato nella predazione, l’agricoltura con il suo 
						surplus alimentare – facilmente conservabile! - 
						poteva permettersi di mantenere individui liberi dagli 
						affanni della sopravvivenza, per impegnarli in altri 
						ruoli. Non solo artigiani, preti, soldati e burocrati ma 
						anche e soprattutto menti, cervelli liberi di speculare, 
						scoprire, inventare. Secondo Weisdorf il
						passaggio all’agricoltura fu subìto con giustificata 
						riluttanza. Si trattò di un cambiamento voluto per 
						creare appunto gli specialisti non - food che 
						avrebbero dato inizio alla civiltà. Da subito infatti la 
						stagnazione durata milioni di anni divenne rapidissimo 
						sviluppo economico, sociale e culturale. Ma i più, come 
						sostengono Wadley e Martin, ebbero in cambio solo il 
						sollievo delle esorfine di cui i cereali sono ricchi, 
						cioè droga per sopportare lo scempio. Weisdorf esclude 
						per questo processo interventi dall’esterno ma 
						l’interrogativo rimane. Se non ci sono state influenze 
						esterne come mai l’agricoltura è nata contemporaneamente 
						e con gli stessi criteri in ogni parte del mondo, da 
						gruppi di umani che non avevano mai avuto alcun contatto 
						tra loro? E’ la storia già sentita per le piramidi che 
						al momento non vede risposta. La nostra ipotesi invece 
						evidenzia l’uomo  costretto dall’esterno a 
						divenire agricoltore, obbligato a nutrirsi di 
						semi d’erba perché mai l’avrebbe fatto di sua spontanea 
						volontà. In ogni parte della Terra, nello stesso, 
						identico modo, nello stesso identico periodo. Questo 
						assunto suscita ovviamente due domande:
 
						1.     
						
						perché è stato costretto? 
						2.     
						
						da chi è stato costretto? 
						La risposta alla prima 
						domanda l’abbiamo già data e ci viene confermata dalla 
						Bibbia:(9)…il 
						Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di 
						alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui 
						l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero 
						della conoscenza del bene e del male. (16) Il 
						Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai 
						mangiare di tutti gli alberi del giardino, (17) ma 
						dell'albero della conoscenza del bene e del male non 
						devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, 
						certamente moriresti".GENESI,2(1) Il serpente era la più astuta di tutte le bestie 
						selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: 
						"È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun 
						albero del giardino?"(2) Rispose la donna al serpente: 
						"Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo 
						mangiare, (3) ma del frutto dell'albero che sta in mezzo 
						al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non 
						lo dovete toccare, altrimenti morirete". (4) Ma il 
						serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! (5) 
						Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si 
						aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio,
						conoscendo il bene e il male". (6) Allora la 
						donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito 
						agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; 
						prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al 
						marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. (7) 
						Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si 
						accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di 
						fico e se ne fecero cinture…(17)
						All'uomo (Dio) disse: "Poiché 
						hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato 
						dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi 
						mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con 
						dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua 
						vita. (18) Spine e cardi produrrà per te e mangerai 
						l'erba campestre. [19] Con il sudore del tuo volto 
						mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè 
						da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere 
						tornerai!". GENESI,3
 Il frutto dell’albero della conoscenza è ovviamente la 
						civiltà, desiderabile per acquistare saggezza mentre 
						coprire le nudità equivale ad abbandonare la vita 
						secondo natura. Gli uomini sono 
						stati costretti a divenire agricoltori perché solo così 
						sarebbe nata la civiltà.
						Per 
						rispondere alla seconda domanda invece dobbiamo scoprire 
						chi era il serpente che si badi bene – sempre secondo la 
						Bibbia – non sarebbe una figura metafisica, il male 
						oppure il demonio, bensì molto più prosaicamente “la più 
						astuta delle bestie selvatiche…”
 
 
						
						GC  |  | 
 
   
						
						LA MEZZALUNA FERTILEQuesta definizione coniata dall’archeologo 
						James H. 
						Breasted 
						della Chicago University, indica una regione storica del 
						Medio Oriente che include l’Antico Egitto, le coste 
						orientali del Mediterraneo, la Turchia e la Mesopotamia. 
						Viene  definita anche “culla della civiltà” per la 
						straordinaria importanza che ebbe nell’età del bronzo e 
						in quella successiva del ferro. Nelle valli dei suoi 
						grandi fiumi, il Nilo, il Tigri e l’Eufrate si 
						svilupparono le prime città agricole e le prime grandi 
						nazioni. Già abitata da popolazioni antecedenti ai 
						sapiens sapiens accolse i primi insediamenti  umani del 
						periodo pre-ceramico e vide la nascita della scrittura.
   
						
						LA CONFERMA DELLA BIBBIA 
						
						La Bibbia - Biblia, i Libri – preceduta da una 
						lunga tradizione orale, è stata composta nell’arco di un 
						millennio. Superando il luogo comune che ne fa 
						esclusivamente un libro religioso, si scopre che 
						raccoglie tutto il sapere antico a partire dagli albori 
						della civiltà. La Bibbia è storia, scienza, legge e nel 
						Vecchio Testamento descrive, con precisione e 
						scientificità, i fenomeni e gli avvenimenti trascorsi 
						dalla nascita dell’universo fino alla nascita di Cristo. 
						Riscontri logici e ritrovamenti archeologici ce ne danno 
						continue conferme.   |